I genitori

Cari genitori…

Attraverso l’educazione alla musica il genitore Suzuki crea le condizioni adatte per conseguire il raggiungimento degli obiettivi:

    • trovando i tempi giusti per studiare insieme al suo bambino;
    • pretendendo al momento opportuno;
    • organizzando l’ intervento perché il bambino accetti una quantità di sforzo per raggiungere il risultato;
    • scegliendo i contenuti (il che non significa togliere gli ostacoli);
    • concentrandosi perché l’insegnamento sia efficace;
    • vigilando affinché il bambino utilizzi tutti i sensi (attenzione e concentrazione sono prerequisiti per l’ apprendimento);
    • controllando che ci sia una percezione chiara dello spazio (l’orientamento implica la percezione della propria personalità);
    • favorendo una situazione di ordine (che svilupperà la memoria);
    • promuovendo l’ interiorizzazione del bambino, cioè la capacità di far suo un problema ed esprimersi risolvendolo.

Per adempiere a questo impegno il genitore dovrà essere sempre presente alle lezioni del figlio per poter lavorare/giocare quotidianamente con lui a casa, seguendo le indicazioni dell’ insegnante, con il quale è indispensabile un rapporto di fiducia sia riguardo l’ utilità di certi esercizi (specie quelli preparatori), sia riguardo i risultati che otterrà il bambino

Dedicarsi al proprio figlio ne accresce l’ affettività, la quale, come è stato dimostrato, sviluppa l’intelligenza. L’ attività del bambino e del genitore si svolgerà in più fasi:

1. Esposizione: così come il bambino è “esposto” alle parole del genitore, così ascolterà le musiche registrate del repertorio Suzuki, nonché brani del repertorio barocco che più di altri si prestano per semplicità di struttura formale;

2. Ripetizione: a distanza di tempo dall’ inizio degli ascolti, così come il bambino fa quando pronuncia la prima parola, un po’ per volta (i bambini imparano con la ripetizione e non si stancano: non si deve stancare neanche il genitore!);

3. Incoraggiamento: come la gioia che il genitore manifesta quando il bambino pronuncia le prime parole;

4. Memoria: ogni cosa si aggiunge e rimane. Questo servirà qualsiasi cosa il bambino farà da grande;

5. Perseveranza;

6. Orecchio;

7. Coordinazione motoria, controllo del corpo (prende coscienza della propria abilità);

8. Socializzazione (il bambino perde l’ egocentrismo lavorando con simboli, sviluppa la capacità di applicarli a situazioni diverse, si relaziona).

 

Critiche al metodo Suzuki

Alcune risposte ai possibili dubbi di un genitore.

“E’ troppo piccolo, deve giocare”

Per il bambino che impara a suonare con il Metodo Suzuki, lo studio ha tutte le caratteristiche del gioco ed è sufficiente che metta in esso la convinzione e la serietà che abitualmente i bambini dimostrano nelle loro attività. Certo potrà capitare la volta in cui il bambino a casa non vorrà dedicarsi allo studio dello strumento, nel qual caso spetterà al genitore valutare se insistere, ridurre i tempi o rimandare.

 

“Impara tutto a pappagallo”

L’esecuzione, sino a circa il quarto volume del metodo è imitativa-mnemonica. Ciò permette di cominciare presto. Del resto il bambino prima impara a parlare e ben dopo a leggere.

 

“Da piccolo impara meno: perché non aspettare che sia più grande?”

Quando sarà più grande certe cose saranno più facili, come la lettura, la concentrazione, ma non la coordinazione e la manualità se non saranno state coltivate prima.

 

“Diventa un automa”, “Suonano tutti gli stessi pezzi”

Solo se c’è la sicurezza tecnica è possibile esprimersi. Nelle lezioni individuali c’è cura del singolo. L’imitazione dei più bravi non è negativa (si pensi all’ ascolto da parte di ogni musicista delle esecuzioni dei grandi interpreti). Il fatto di suonare tutti gli stessi brani consente l’esecuzione d’assieme (anche nelle orchestre professionali i musicisti suonano lo stesso pezzo!). E’ meglio che i piccoli non suonino in pubblico da soli, può essere traumatizzante. Quando sentono il desiderio di essere ‘solisti’ sono loro a richiederlo, non bisogna forzarli.

 

“Sono lezioni di gruppo”

E’ un’ errata convinzione data da una conoscenza di questi bambini attraverso le apparizioni televisive come orchestra. In realtà le lezioni sono individuali con la presenza del genitore.

 

“Non studiano il solfeggio”

Certamente a tre anni non potrebbero. Tuttavia da quando cominciano a leggere la musica si inizia lo studio anche di tipo ‘teorico’.

 

“Non è uno studio di tipo professionale”, “L’ insegnamento-gioco non è qualificante”

Cominciando lo studio a tre anni non si può utilizzare un metodo del tipo tradizionale dei Conservatori di musica né è nello spirito del Suzuki formare necessariamente dei professionisti. Nessun genitore del resto pensa che il bambino che impara a parlare debba diventare un oratore! E’ indispensabile fare cose vicine al bambino.